Nella realtà, a volte i sogni sono così diversi da come li immaginiamo da riconoscerli a stento.
Colnaghi Massimiliano
ARTIST AND DREAMER, ALWAYS AND ANYWAY
Ricordo che da bambino mi divertiva giocare con il mappamondo. Accendevo, spegnevo e lo facevo girare il più velocemente possibile per vedere dove poggiasse il ditino al termine della corsa. Di certo non lo facevo guardandolo con gli occhi di chi sogna un viaggio. Mi piacevano i colori della geografia politica e che fossero divisi da curiose linee sottili e scure, i confini. Negli ultimi anni ne ho attraversati parecchi, nelle Americhe, in Asia, in Africa, di giorno e di notte. Tutti nello stesso modo, camminando da solo da una bandiera verso l'altra.
Il primo viaggio non si scorda mai... e nemmeno gli altri.

In verità 4240086P è stato il mio secondo passaporto. Il primo lo avevo fatto per un viaggio a New York dove poi non sono andato. Al contrario di questo, quello è rimasto intonso.

Forse è nata qui la mia curiosità per il mondo.
Mi divertiva osservare il funzionario mentre sceglieva la pagina dove apporre il timbro della nazione che avrei scoperto o lasciato.

All'ingresso in Nicaragua consegnai all'addetto che stava seduto nell'ufficio immigrazione il passaporto. Timbrò e scrisse 72 horas di permesso. Risalito sul bus vidi che alla ragazza seduta accanto diedero 5 dias. Pensando sarei rimasto più di 3 giorni andai dall'autista del bus a chiedere se superando il termine autorizzato avrei trovato problemi all'uscita. Mi prese il passaporto e con una biro corresse con 90 DIAS. Nel restituirmelo mi chiese "Ti bastano?" gli risposi "Sì, grazie".




Il primo timbro è stato a Cuba, lo ha meso in ultima pagina. Durante il soggiorno avevo anche un visto, era un foglio da presentare a ogni eventuale controllo. Ero partito con due amici per trascorrere due settimane. Dopo quattro mi sono presentato solo all'imbarco. Per dei problemi con l'auto a noleggio ero stato bloccato all'aeroporto in precedenza. Supplicai l'addetta affinché mi facesse salire a bordo seppure avessi smarrito il biglietto di ritorno. "Posso farlo solo se c'è un posto libero" mi disse. Già al primo viaggio ero stato costretto a trascorrere una settimana da solo. Il destino si era presentato attraverso una strada che nemmeno lontanamente immaginavo.
Ero arrivato alla stazione dei Bus di Nairobi in taxi. Il bus per l'Uganda avrebbe varcato il confine nel cuore della notte. Il pensiero mi agitava e chiesi al tassista se il viaggio fosse pericoloso "Don't worry Sir" rispose. Mi tranquillizzò a tal punto che mi addormentai sulla sedia mentre aspettavo. Mi svegliò il trambusto scaturito dall'arrivo di un primo bus. Poco dopo fu il mio turno. Era notte pesta quando giunse il momento di scendere e attraversare il confine a piedi con zaino in spalla e passaporto alla mano. Mentre varcavo i confini soffiava una leggera brezza. Alzai lo sguardo in cielo e a sorpresa mi accorsi ci fosse luna piena.
In Cambogia nel 2001 non ci andava nessuno. Nemmeno io avevo preventivato di andarci ma ero in Tailandia e il visto turistico durava 30 giorni. Era poi necessario "uscire" per rientrare con un altro di pari durata. Mi ero convinto per un rendez-vous in Cambogia. Una mattina però accesi la Tv nel momento in cui stavano trasmettendo un documentario sulle meraviglie di Angkor. Lo descrivevano come un luogo imperdibile e tranquillo. Non avevo idea di cosa mi aspettasse ma mi aveva convinto. È stato di parola.
L'Indonesia è stato il viaggio più piacevole. Un mese pieno di avventure estremamente economico dove trovavo ovunque qualcuno che sembrava mi aspettasse. Da Jakarta ero arrivato usando bus e traghetti sino a Komodo attraversando diverse isole dell'arcipelago. Sostavo per visite a vulcani eruttanti o per addentrarmi in quelli spenti. Ho visto spiagge incontaminate e altre sovraffollate, antichi siti religiosi e di immersioni. Città e vegetazione incontaminata. Momenti spensierati e altri di sconforto. A Pangandaran, la spiaggia "nera", mi davano in braccio i neonati ritenendo fosse di buon auspicio. Penso per i miei capelli biondi.
Il secondo passaporto forse è finito in un fiume. "Maybe in the River" mi rispose proprio così la gentile agente della polizia di Johannesburg alla domanda dove fosse finito dopo l'aggressione. Alla partenza era nuovo e dunque conteneva i soli timbri di quel viaggio: Qatar, Sudafrica, Mozambico, Zimbabwe e Zambia.






Con il terzo passaporto ho completato la sequenza.







In Tailandia ho trascorso parecchio tempo. Era facile trovare una scuola di immersione dove prendere il brevetto poi usato anche nei successivi viaggi.
